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lunedì 2 aprile 2018

LA STRADA PERDUTA by MAURO OREFICE - IFAPUBLISHER


La Strada Perduta

 Mauro Orefice

 Editore: lfapublisher (27 febbraio 2018)

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Rizzoli
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 SINOSSI


 Un ragazzo di 40 anni che si appresta a diventare un uomo.  Un evento tragico che lo costringe a fare i conti con l’apatia della sua vita. Una scelta d’amore difficile tra tre bellissime donne. Un cambiamento di lavoro che diventa irrinunciabile. Tutto questo ripercorrendo la storia del protagonista attraverso i suoi ricordi e momenti indimenticabili che lo hanno portato ad essere quello che è adesso.
Sensazioni,Emozioni Comuni a tutti ma Uniche nel Viverle da soggetto a soggetto, il Romanzo della Nostra Vita.

BIOGRAFIA 

MAURO OREFICE

 

Nasce a nel Napoli nel 1976, i suoi studi spaziano nella tecnica, fin da adolescente dimostra interesse per la poesia, la scrittura e la musica, mai cimentandosi nel comporreo nello scrivere. Si dedica alla realizzazione di app per cellulari e continua il suo lavoro nel settore dell'informatica a cui si dedica con grande entusiasmo e con altrettanto entusiasmo alla poesia ed alla scrittura. Tutt'oggi, pur continuando nel suo lavoro informatico coltiva l'amore per la musica, la poesia, la scrittura, lo sport e tutto ciò che è espressione di arte. In particolare ama giocare a pallavolo e tennistavolo, due sport che ha praticato il primo a livello agonistico, il secondo a livello amatoriale. Ama la buona compagnia, il caffè (da buon napoletano) ed ha un fermo convincimento: "Che i sogni si possano realizzare, con tenacia e passione: Il suo motto è "Crederci, Sempre, Comunque, In Ogni Istante"!

estratto de La strada perduta.


“Capitolo I – Crisi

Era un giorno qualunque. Uno di quei giorni anonimi e ripetitivi, come spesso stavano succedendosi nella vita di Maurice. Sveglia intorno alle sette, questa volta la suoneria del cellulare l’aveva sentita forte, quasi ruggente. Doccia veloce, colazione con latte e un goccio di caffè, che ormai aveva imparato a preparare e metabolizzato a sufficienza e cornetto rigorosamente comprato al centro commerciale, in confezione da dieci pezzi. Vestito di tutto punto, ormai lo faceva sempre più spesso, come per compensare una apatia crescente. Uscita di corsa da casa, anche se in perfetto orario, forse per poter saltare i gradini, scendendo come faceva da bambino, superandosi nella somma dei gradini saltati, ogni giorno di più. Entrata in macchina, la sua macchina da poco comprata, suo vanto, la sua prima comprata nuova, non senza sacrificio. Stereo a palla sulla sua stazione radio preferita, rigorosamente rock, una ballade, perché come spesso si ripeteva, la più bella canzone d’amore è una ballata rock. Mezz’ora di tragitto nel traffico, che a differenza degli altri a lui non dispiaceva. Quel disordine lo faceva sentire stranamente calmo, tranquillo, non era niente rispetto all’inferno che aveva dentro. Lui visto da tutti come una persona pacata, sensibile, simpatica. Mai un gesto fuori posto, mai un litigio sul posto di lavoro, anche in situazioni di emergenza. Un perfetto consulente, preciso, tempestivo e rassicurante con il cliente.
Arrivato nel parcheggio, lo aspettava, avendolo visto da lontano, George, suo alter ego, collega di lavoro, istintivo e imprevedibile, il suo opposto. Il suo collega nonché suo amico, era stato sempre al suo fianco, in tutte le battaglie professionali affrontate e nonostante in molti diffidassero di lui, per la sua facile abitudine al cambiare in maniera repentina il suo umore e quindi da reputarsi inaffidabile, per Maurice, era il complice perfetto di tutte le sue strategie lavorative. La giornata proseguiva monotona, come previsto da Maurice ma, evidentemente, George non aveva passato una nottata tranquilla, visto che dopo aver pranzato insieme, beveva il caffè nervosamente e i suoi occhi manifestavano un’agitazione dormiente, di quel sonno perduto a causa di una figlia arrivata troppo presto, in un matrimonio già in crisi, dopo solo un anno insieme alla sua Hanna. Maurice non badò molto allo stato dell’amico, e dopo aver partecipato all’ennesima riunione in ufficio, aveva solo voglia di tornare a casa. All’improvviso il suo cellulare suona senza tregua la sua canzone preferita, It’s only rock’n’ roll but i’m like it. In realtà la riunione era appena terminata e quel suono non fece che anticipare la sua uscita dall’ufficio. Dal display compare il nome di sua madre Rose. Perché stava chiamando? Di solito non lo chiamava mai sul posto di lavoro, per non disturbarlo con quella insistenza poi. Decise di porre fine alla graffiante voce di Mick Jagger e rispose. La voce dall’altra parte era fioca, tremante, Maurice capì a malapena il nome del soggetto citato nella frase appena troncata, nel suono disturbato del cellulare. Non aveva dubbi il nome era, Austin. Suo zio, il suo eroe, colui che lo aveva ispirato per una vita intera, aveva lasciato questa vita. La sofferenza degli ultimi anni si era fatta sentire e non aveva retto alle botte della vita. Maurice passò nel giro di pochi minuti dall’incredulità, alla realizzazione, fino alla rassegnazione del momento. Ma questo passaggio repentino lo aveva turbato, segnato, come se avesse capito che da quel momento in poi niente sarebbe stato come prima. Alla domanda della madre se avesse voluto essere presente e di supporto ai suoi cugini e alla zia, la sua risposta fu un no secco, giustificato dal non sentirsi pronto e adeguato alla situazione. La madre non volle approfondire la questione e si avviò a casa di suo fratello. Nel frattempo Maurice era arrivato a casa, sconvolto, seppur consapevole dello stato dello zio Austin e della sua esasperante lotta contro la malattia che lo affliggeva da tempo. Semplicemente non era preparato a questa notizia. Come un portiere di calcio, il suo amato sport, che non vede passare il pallone sopra la barriera, fino a che non si insacca nel sette con conseguente boato del pubblico presente allo stadio. Lui si sentiva così, frastornato dal quel boato senza aver metabolizzato cosa lo avesse generato, ossia la perdita dell’amato zio. I giorni seguenti furono trascorsi da Maurice, in uno stato di automa, vigile ma non presente a se stesso. Aveva deciso di prendersi un paio di giorni di malattia a lavoro, inventandosi un tremendo mal di stomaco dovuto al lutto subito. In realtà non era così, era sì provato, ma da una apatia diversa dal solito, che nascondeva uno stato di ansia mai provato. Sicuramente al suo stato aveva contribuito sua madre Rose, che lo aveva avvertito dell’orario del funerale, che si sarebbe tenuto in giornata. Lui aveva provato senza troppa convinzione a dire alla madre che non sarebbe andato, che non se la sentiva. Ma sua madre lo aveva anticipato dandogli appuntamento in chiesa. Maurice non ebbe il coraggio di contraddirla anche perché dentro di lui c’era comunque la voglia di salutare suo zio Austin un’ultima volta. La cerimonia fu quasi indolore, Maurice resse fino al momento in cui suo cugino Roger, volle spendere due parole per il suo amato padre perduto. Non l’avesse mai fatto. Il ragazzo elencò i numerosi pregi del padre e la sua forza nell’affrontare la malattia che aveva messo a dura prova lo zio Austin fisicamente ma, soprattutto, psicologicamente. Infatti nella mente di Maurice comparvero le immagini dell’ultima volta che era andato a trovare suo zio che non riusciva a celare una strana apatia non consona al suo carattere si mite ma mai così distaccato. Di colpo Maurice vide in quelle immagini del volto dello zio Austin, la sua stessa apatia. Fu terribile, ma non quanto le parole di suo cugino che sul finire del suo discorso, completò dicendo ciò che spesso suo zio Austin ripeteva a Maurice: Nella vita devi voler bene a tutto e a tutti. Quelle parole suonarono come una lama, nel cuore di Maurice. Finalmente quelle parole avevano un senso. Spiegate così dolcemente da suo cugino, rappresentavano ciò per cui aveva vissuto suo zio Austin, un uomo che amava profondamente il suo lavoro e la sua famiglia. Urgeva un cambiamento di direzione e Maurice senza accorgersene da quel momento in poi avrebbe vissuto una seconda vita, una nuova vita, anzi avrebbe vissuto veramente per la prima volta.
“Il dolore cresce, fuoriesce, è incessante non calante, non si ferma è sulla pelle, arriva alle stelle. È dentro, non lo sopporto, è un trasporto. Respiro, non spiro, dà tregua, mi metto alla sua stregua. Sta passando, non sto giocando. Cessa all’istante ed io torno me stesso ma sono distante.”

RECENSIONE 



LA RICERCA DELL’IDEA DI LIBERTA’, DEL DOMINIO INTERIORE DELLO SPIRITO E DELL’INDIPENDENZA.

La voce che ci parla in questo intrigante romanzo di Mauro Orefice arriva da un posto molto protetto, il legame più intimo che esista, quello familiare, in particolare di uno zio, il più caro, il più intimo.

E, mescolando fantastico e reale, non smette di porre domande serissime su un mondo che gli sembra aver perso ogni punto di riferimento e ogni certezza.

L’autore torna sugli ultimi passi del protagonista per riuscire a affrontare il dolore e il distacco. E fare un “salto” verso l’amore infinito.

Eppure, anche lì ci si ritrova esposti ai mali classici del nostro mondo: tradimenti, odio, avidità. Il protagonista ha una sensibilità acuta e un’intelligenza innata che lo scrittore manipola come un acrobata, spargendo humour amaro sulle piccolezze umane.

Combattuto tra i sentimenti di amore e odio, vorrebbe lanciare un grido d’allarme oppure vendetta?

Mentre riflette e si tormenta sul suo probabile futuro, ci diletta anche con una lingua forbita e una cultura enciclopedica che l’autore gli presta generosamente. E’chiaro che il protagonista gioca nascondendosi dietro il suo narratore, si diverte a mantenere il filo della trama teso fino alla fine.

 

12 commenti:

  1. L'autore riesce a comunicare il linguaggio interiore del protagonista in modo limpido ed essenziale ma soprattutto autentico.Si tratta di pensieri ed emozioni che attraversano l'umano introverso e confuso sentire difficilmente traducibili dal soggetto coinvolto.Alcune parti del testo hanno dato voce ai miei silenzi e con interesse e curiosità mi sono fermata ad ascoltare ....

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  2. Cara Anna (permettimi d'usare la formula antica del tu. Benvenuta. Condivido il tuo pensiero.Ciao. A presto.

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  3. E' incalzante questa prima parte del romanzo, Maurice la vive quasi di corsa tanto che ha il dispiacere della morte dell'amato zio ma alla cerimonia funebre pare non sentire nulla. Il dolore è incalzante ma presto torna ad essere se stesso, troppo preso dai suoi pensieri. Bene il linguaggio che l'autore mette in evidenza e trascina il lettore nella situazione di quei momenti. Viene voglia di dire "calmati un momento".

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  4. L'autore è bravo, almeno in questa prima parte, a descrivere il suo travaglio interiore suscitato dalla morte dello zio ma che si allarga in maniera velata alla sua esistenza di quel preciso momento. L'ansia sembra prevalere ma lui è alla ricerca del suo equilibrio.

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  5. In questo primo capitolo, si entra subito nel vivo di un protagonista avvolto e frastornato dal mondo emotivo.
    Nel discorrere, si vive una forteimmedesimazione in Maurice ed una notevole empatia di chi scrive e lo descrive. Ottimo inizio!

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  6. L’incipit “era un giorno qualunque” non tragga in inganno non è solo riuscito- e, si sa, capita di rado- ma è una felice denegazione, introduce alle sfide della vita e qui i giorni non sono mai anonimi, ordinari: qui non vige il purchessia ma l’unicità.
    Si avverte immediatamente che non è solo un gioco il torneo delle pagine seguenti: è nello stesso tempo una metafora: la scrittura, nel suo incedere, ricorda quasi le lotte rappresentate da antichi bassorilievi.
    Essere eroi e invisibili al mondo è una pratica comune all’uomo contemporaneo:
    in questo essere misconosciuti, tenaci nello svolgere impegni, coltivare e perseguire i propri sogni si estrinseca il valore e il senso delle vite.
    La scrittura testimonia l’urgenza di lasciarne un segno.
    Camilla_Staff @camilla_staff
    Orefice, La Strada Perduta, lfapublisher, Ed.2018

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  7. https://www.facebook.com/camilla.iannacci?hc_ref=ARR5ZuRfCYOVfezAf-nYsnlmVn8YOrP4cZwoSSTbOaU30cGg2akkKuZGlSEeuVF3wm0&fref=nf

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  8. L'autore descrive con maestria le vicende del suo alter ego Maurice: le sue speranze, i suoi progetti, i suoi turbamenti. E proprio eventi particolari come la morte di una persona cara ti possono sconvolgere la vita... ti fanno riflettere, ma allo stesso tempo ti lasciano una macchia indelebile... complimenti all'autore: questo primo capitolo incuriosisce e spinge sicuramente a continuare a leggere... doppi complimenti per la parte finale: li' é alta poesia, con rime e assonanze...

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  9. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  10. Il testo è fluido e descrive nei dettagli il sentire dei due personaggi, che vivono una routine, pur in modo differente,fino a quella musica insistente che rompe gli schemi e annuncia un cambiamento. Mi incuriosisce leggere il seguito per vedere come evolve la figura del protagonista. Un romanzo di formazione scritto con cura e sapiente miscela della psicologia dei sentimenti.

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  11. Trovo l'autore molto bravo.
    Lettura scorrevole e spiegazioni dettagliate e piacevoli.
    Il personaggio é descritto perfettamente, sembra dopo il primo capitolo di averlo realmente conosciuto

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