Quel che resta nella cenere
IN USCITA IL 18 APRILE
OPERA SELEZIONATA DALLA GIURIA DEI LETTERATI DEL PREMIO CAMPIELLO 2024
IN USCITA IL 18 APRILE
Nella storia di Madre e di Padre ci sono degli avvenimenti che
determinano un prima e un dopo. La nascita di Maggiore e poi quella di
Minore, ad esempio, o l’incidente che li coinvolge, ma anche episodi
apparentemente marginali dirottano le loro esistenze, come le nostre:
delle mani che si sfiorano per caso e poi si trattengono appena più del
dovuto, o l’apertura casuale di una chat altrui. In questo esordio
luminoso e contundente, Michele Ruol ci conduce nell’intimità dei suoi
personaggi attraverso le impronte lasciate sugli oggetti della casa in
cui abitavano, riuscendo a farci continuamente ricredere sull’idea che
ci siamo fatti su ciascuno di loro – e forse anche su quella che abbiamo
di noi stessi.
Michele Ruol, di professione medico anestesista,
scrive per il teatro e ha pubblicato racconti sulle riviste letterarie
«Inutile» ed «Effe – Periodico di Altre Narratività», oltre che in
raccolte a più voci, come L’amore ai tempi dell’apocalisse (Galaad), a cura di Paolo Zardi, e Il Veneto del futuro (Marsilio), a cura di Alessandro Zangrando. Il testo Betulla, prodotto dal Piccolo Teatro di Milano per il podcast Abbecedario per il mondo nuovo, è stato pubblicato nel libro omonimo edito da Il Saggiatore. Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia è il suo esordio come autore di narrativa.
Lettore ideale: chi ha il coraggio di contemplare un
incendio e soprattutto, dopo, di smuoverne la cenere; chi ama ascoltare
negli oggetti l’eco delle storie di chi li ha posseduti; chi vuole
scommettere che questo esordio rivelerà un autore dal talento già
inconfutabile.
OPERA SELEZIONATA DALLA GIURIA DEI LETTERATI DEL PREMIO CAMPIELLO 2024
Lettore ideale: chi ha il coraggio di contemplare un
incendio e soprattutto, dopo, di smuoverne la cenere; chi ama ascoltare
negli oggetti l’eco delle storie di chi li ha posseduti; chi vuole
scommettere che questo esordio rivelerà un autore dal talento già
inconfutabile.
OPERA SELEZIONATA DALLA GIURIA DEI LETTERATI DEL PREMIO CAMPIELLO 2024
“Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia” di Michele Ruol è in libreria per i tipi di Terrarossa Edizioni
IN USCITA IL 18 APRILE
INVENTARIO DI QUEL CHE RESTA DOPO CHE LA FORESTA BRUCIA
Michele Ruol
Terrarossa Edizioni
pagg. 208, euro 16,00€
IN USCITA IL 18 APRILE
Nella storia di Madre e di Padre ci sono degli avvenimenti che
determinano un prima e un dopo. La nascita di Maggiore e poi quella di
Minore, ad esempio, o l’incidente che li coinvolge, ma anche episodi
apparentemente marginali dirottano le loro esistenze, come le nostre:
delle mani che si sfiorano per caso e poi si trattengono appena più del
dovuto, o l’apertura casuale di una chat altrui. In questo esordio
luminoso e contundente, Michele Ruol ci conduce nell’intimità dei suoi
personaggi attraverso le impronte lasciate sugli oggetti della casa in
cui abitavano, riuscendo a farci continuamente ricredere sull’idea che
ci siamo fatti su ciascuno di loro – e forse anche su quella che abbiamo
di noi stessi.
Michele Ruol, di professione medico anestesista,
scrive per il teatro e ha pubblicato racconti sulle riviste letterarie
«Inutile» ed «Effe – Periodico di Altre Narratività», oltre che in
raccolte a più voci, come L’amore ai tempi dell’apocalisse (Galaad), a cura di Paolo Zardi, e Il Veneto del futuro (Marsilio), a cura di Alessandro Zangrando. Il testo Betulla, prodotto dal Piccolo Teatro di Milano per il podcast Abbecedario per il mondo nuovo, è stato pubblicato nel libro omonimo edito da Il Saggiatore. Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia è il suo esordio come autore di narrativa.
Lettore ideale: chi ha il coraggio di contemplare un
incendio e soprattutto, dopo, di smuoverne la cenere; chi ama ascoltare
negli oggetti l’eco delle storie di chi li ha posseduti; chi vuole
scommettere che questo esordio rivelerà un autore dal talento già
inconfutabile.
Quali sono e quanto possono essere grandi le tappe
della sofferenza di una famiglia, di un Padre e una Madre, per la
perdita dei propri figli in un incendio? Non esiste una sola risposta,
ma Michele Ruol – professione medico, ma navigato sceneggiatore teatrale
– prova a delineare un itinerario della sofferenza partendo da ciò che è
rimasto tra la cenere: oggetti – di uso comune, forse senza importanza
nella vita di tutti i giorni – che nella tragedia assumono il valore del
sepolcro, del luogo della memoria e che, dando il nome ad ogni
capitolo, sembrano quasi tenere in vita chi non c’è più.
I
figli, Maggiore e Minore, sono scomparsi. Come tutto quanto di umano
può rimanere in una famiglia a metà, in cui a Padre e Madre (li
conosceremo sempre così per tutto il romanzo) tocca il compito
involontario di fare un inventario di ciò che è rimasto tra i resti
fumanti. Incluse le loro vite.
Un percorso a ritroso
Un
percorso a ritroso, quello tracciato da Ruol, dove pagina dopo pagina –
alternando un “memoires” ad un presente da cui è impossibile fuggire -
sale la tensione emotiva (ma anche l’afflato, la partecipazione, la
solidarietà per chi sta soffrendo) per le vite che non ci sono più, sia
quelle morte in quel tragico incidente, sia per le altre morte affogate
in un flusso che improvvisamente ha smarrito ogni orizzonte di senso.A
scomparire, poi, dopo una tragedia che per dimensione fuoriesce da
qualunque geometria esistenziale (e questo è incredibilmente vero anche
uscendo dalle pagine di questo romanzo), è anche la coppia che si
atomizza, diventando la somma di due singole unità e non più un insieme.
Perché il dolore, quando prende il posto dell’amore come collante di
una famiglia, di un matrimonio, si trasforma in rancore; una sensazione
che come unico esito possibile produce “uno scisma” nella coppia.
Anche
se proprio questo stato di aggressività permanente è - inconsciamente -
qualcosa che mantiene vivi, una forma di comunicazione che tiene aperti
certi rubinetti emotivi e che ti ancora alla vita anche quando vorresti
solo andare alla deriva.
Solidarizzare con chi soffre
Bello
il registro narrativo scelto dall’autore, l’alternanza dei piani
temporali, delle descrizioni del presente e del passato “dal quale non
si scappa”. Una scrittura che non lascia scampo al lettore al quale non
resta che solidarizzare con chi soffre, chiedendosi – quasi fosse un
rito di “scaramanzia laica” - cosa avrebbe fatto al posto dei
protagonisti.
“Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia”, Michele Ruol, Terrarossa Edizioni, pagg. 208, euro 16